Valter GALAVOTTI
Asessore Cultura e Turismo della Città di IMOLA.
Un cantautore intelligente e sensibile come Germano Bonaveri decide insieme con alcuni musicisti di grande talento ed esperienza di scendere dal palco dello show business per tornare in mezzo alla gente e portare (o meglio “riportare”) la musica dal vivo nelle vie e nelle piazze. Questo atto generoso e temerario equivale al grido del bambino ,‘ il re e nudo’ , che non può fingere di vedere i vestiti inesistenti dell’ imperatore.
Significa uscire da un mondo di plastica fatta di promoter, manager, editori, produttori, stregoni della comunicazione e del marketing che sfornano “ prodotti” musicali con le stesse strategie con cui si propongono e si impongono abiti e telefonini .
La musica torna alla sua disarmante semplicità. Da una parte musicisti che propongono musiche e parole che vanno ascoltate e non consumate come martellante sottofondo quotidiano o secondo liturgie collettive imposte da ossessive campagne mediatiche ; dall’ altra il pubblico che liberamente può scegliere di entrare empaticamente in sintonia con questi artisti .
Questo incontro ha luogo non al riparo di costose e mastodontiche strutture tecniche e organizzative in eventi pianificati nei minimi particolari, ma semplicemente incontrando le persone nella loro vita quotidiana e guardandole in faccia come avveniva nelle poleis greche quando gli aedi raccontavano le imprese di Troia o nelle città medievali quando attori e musicisti girovaghi animavano sagre e feste popolari.
Come dice Bonaveri “vogliamo che la musica dal vivo e l’arte in generale tornino a essere fruibili da tutti nelle piazze e nelle strade, e che se un compenso deve esserci debba essere riconosciuto a coloro i quali stanno sul palco producendo bellezza , cercando di divulgarla e creando momenti di vera aggregazione sociale e culturale “
Condivido fortemente lo spirito che anima questo progetto anche per un altro motivo. La crisi economica e sociale che stiamo attraversando rischia di ripercuotersi in modo drammatico sulle opportunità formative, sociali e aggregative della cultura e di restringere spazi preziosi in cui è possibile esprimere la propria libera creatività. Questa volta pèrò non ci si ferma al lamento, all’autocommiserazione, all’affannosa ricerca del mitico sponsor illuminato o al rimpianto di una presunta età dell’oro che forse non è mai esistita, ma si lancia la palla in avanti con un’idea semplice e al contempo rivoluzionaria in quanto facilmente comprensibile e realizzabile. Per tutti questi motivi mi auguro trovi l’attenzione che merita.